Il fiume Lete è uno fra i più importanti corsi d’acqua della Campania e nasce nel centro di Letino. Sfocia nel fiume Volturno, verso Ailano, e si estende per circa 20 km.
Andiamo a scoprire insieme la sua storia.
Cosa tratteremo
Fiume Lete: la storia
La sua storia inizia nel 1907 quando, a Letino, fu realizzata una diga di sbarramento, come richiesto dalla SME (Società Meridionale di Elettricità) per sostenere la centrale idroelettrica di Prata Sannita. Prima che la diga venisse costruita, il fiume Lete si immergeva nelle profonde grotte di Cauto, ricco di concrezioni calcaree per poi riemergere nel bacino di Prata Sannita.
Il Lete appare come un fiume dal fascino particolare, che fluisce sottoterra per quasi 500 m creando, lungo il suo tratto, un insieme di grotte. Ne sono un esempio quelle di Caùto, collocate nelle vicinanze della diga del Lago di Letino.
Il vecchio percorso del fiume Lete è ricoperto da alberi, da una ricca vegetazione, da terreni poco pianeggianti e cascate che scorrono verso la Valle del Volturno.
Secondo la mitologia greca e romana, il Lete è considerato il “fiume dell’oblio”. Inizialmente, portava il nome di Ate, figlia di Eris, la dea dell’inganno. Era visto come una porta d’ingresso per accedere all’aldilà. Le anime dei singoli defunti dovevano bere l’acqua di questo fiume per eliminare i ricordi della vita terrena. Ma era anche la porta d’accesso per chi doveva rinascere che, bevendone l’acqua, dimenticava quello che avevano visto nell’oltre tomba.
Un’altra particolarità di questo meraviglioso corso d’acqua è la presenza di rare specie animali, come insetti e crostacei dalla corazza bianca e privi di occhi.
A rendere notevole questo fiume non è solo il suo passato o le sue peculiarità, ma anche i racconti e le leggende di cui non tutti sono a conoscenza.
Fiume Lete: tra mito e letteratura
Le divinità della mitologia greca e romana descrivono il Lete come il fiume dell’Oblio. I miti e leggende sottolineano il ruolo fondamentale della memoria dell’uomo e i differenti significati che possono essere dati alla parola “dimenticanza”.
Platone cita il fiume Lete nel X libro della Repubblica. All’interno si narra il mito di Er, un coraggioso militare nato in Panfilia che andò nell’aldilà per scoprire i misteri legati alla rinascita delle anime.
Anche il poeta greco Esiodo nel poema Teogonia, narra della santità di questo fiume che crea un’insolita compatibilità di coppia con Mnemosyne, la dea della memoria. Invece, secondo gli Orfici, era sensato, per tutte le anime dei defunti giunte nell’aldilà, non bere l’acqua del fiume, bensì di preservare i ricordi della loro vita terrena per ottenere un livello di maturità più elevato.
L’argomento viene trattato anche da Virgilio in maniera molto esaustiva, nel poema epico più famoso di tutti i tempi: l’Eneide. Difatti, nel VI libro i Campi Elisi erano un luogo di beatitudine in cui le anime dei defunti vi si immergevano al momento della reincarnazione cancellando dalla propria memoria le loro vite passate. Gli spiriti, per volere del destino, dovevano cercarsi un altro corpo dopo aver bevuto l’acqua di questo fiume.
Il Fiume Lete in Letteratura
Anche Dante Alighieri cita il fiume della dimenticanza nel canto XXVIII del Purgatorio, ma con l’appellativo di “Letè” per via della poca dimestichezza del poeta con la lingua greca. Il corso d’acqua, collocato nel paradiso terrestre vicino al fiume Eunoè sulla montagna del Purgatorio, Dante lo immaginava come una sorta di “inferno provvisorio”. Qui le anime, prima di salire in Paradiso, si purificavano al fine di dimenticare i loro peccati.
Infine, il fiume Lete ha avuto un ruolo importante anche per il movimento letterario moderno, come nella tragedia di Faust e in tante opere di Baudelaire.
Come avrai ormai capito, questo meraviglioso corso d’acqua è molto più di un semplice fiume. Parliamo di una vera e propria enciclopedia naturale, una grande fonte di ispirazione per filosofi e poeti, un “cantastorie” che non smetteresti mai di ascoltare.
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