In Molise si nascondono tanti piccoli tesori da scoprire, come il comune di Agnone. Si trova in una posizione molto suggestiva, sulla cima di una collina che si affaccia sulla valle del fiume Verrino. È un connubio ideale per gli amanti sia del turismo naturalistico che enogastronomico.
Famosa è, a questo proposito, la produzione locale di formaggi, come il caciocavallo e la stracciata, un latticino a pasta filata il cui nome deriva da “stracciare”, l’azione con cui lo si suddivide in strisce larghe e sottili.
Cosa tratteremo
Agnone e le sue Campane
Ma Agnone è soprattutto nota per essere la città molisana delle campane. É sede, infatti, del più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane: la Pontificia fonderia Marinelli.
La si definisce “Pontificia” proprio perché ebbe l’onore nel 1924 di ricevere dal Papa Pio XI il privilegio di effigiarsi dello stemma papale da apporre alle sue eccezionali campane in bronzo.
Un’arte, quella di fondere il bronzo per creare le campane, che si tramanda di generazione in generazione dall’anno mille. Inizialmente, il mestiere si tramandava in maniera orale, ma nel 1800 Tommaso Marinelli mise nero su bianco uno dei rarissimi trattati che oggi possediamo sull’arte campanaria.
Grazie ad esso ancora oggi, gli artigiani possono utilizzare le stesse tecniche dei maestri del Medioevo e del Rinascimento.
É un’arte complessa, in cui la perfetta combinazione di spessore, peso, circonferenza e altezza determinano il timbro sonoro che si vuole ottenere, un rapporto che è definito “Scala Campanaria“.
La fonderia della famiglia Marinelli ha dovuto affrontare due conflitti mondiali, in cui l’attività fu sospesa perché il bronzo veniva requisito per le attività belliche. Ci fu anche un assalto al palazzo di famiglia da parte delle truppe naziste e persino un incendio che ha distrutto la nuova sede.
Tutto questo non le ha impedito di mantenere viva l’arte campanaria, tanto da essere premiata nel 1954 dall’allora Presidente Luigi Einaudi come “ditta più anziana per attività” e ricevere la visita persino da Papa Giovanni Paolo II nel 1995, che ha benedetto alcune campane.
Se questa storia vi ha affascinato, vi consigliamo perciò di visitare il Museo storico della Campana Giovanni Paolo II adiacente alla fonderia, che conserva documenti importanti sull’antica arte di fusione del bronzo.
Agnone e le sue Chiese
Da vedere è anche la Piazza Plebiscito, considerata il cuore della città, e la bella fontana in marmo di Carrara che raffigura l’animale mitologico simbolo di Agnone: il grifone, metà aquila e metà leone.
Agnone non è solo il paese delle campane ma anche delle chiese: ce ne sono ben 14, tutte costruite in stile romanico – gotico. La più famosa è la Chiesa di San Francesco, costruita nella prima metà del 1300 la quale, nonostante una ristrutturazione nel ‘700, mantiene intatto il portale gotico e il rosone.
Merita anche il Duomo, ovvero la Chiesa di Sant’Emidio, che custodisce un gruppo di 13 statue in legno a grandezza naturale che raffigurano Gesù e gli Apostoli.
Agnone e la tradizione del Rame
Meno conosciuta della tradizione casearia e campanaria, è quella ramaia. Agnone, infatti era un tempo ricca di fonderie e botteghe per la lavorazione del rame.
Lungo la riva del fiume Verrino c’erano antiche fucine in cui il materiale grezzo veniva fuso e poi venduto in paese ai mastri, che lo lavoravano nelle loro botteghe. Queste antiche fonderie sono rimaste attive fino al 1970, ma la loro testimonianza è ancora viva grazie al Museo Storico del Rame.
La visita al museo del rame potrebbe risultare interessante anche agli appassionati di trekking, dato che dal museo parte un sentiero abbastanza famoso che arriva fino al fiume Verrino, per poi proseguire verso il comune di Capracotta.
La “’Ndocciata” di Agnone
Il momento migliore per visitare Agnone è dicembre, perché in questo periodo si svolge la famosa “‘Ndocciata”. È una delle più antiche manifestazioni legate al fuoco (‘ndoccia in dialetto vuol dire infatti “torcia“).
Nata nell’ambito della ritualità pagana legata al solstizio d’inverno, la ‘Ndocciata è una festa che è stata poi fatta propria dal Cristianesimo. Si svolge in due occasioni nel mese di dicembre: il giorno dell’Immacolata e la vigilia di Natale.
In quest’occasione, uomini vestiti con i costumi locali e provenienti dalle diverse contrade della zona, accendono delle torce a forma di raggiera, fatte di legno di abete e alte quattro metri. Le portano a spalla lungo il corso principale del paese, che diventa così un emozionante fiume di fuoco.
Arrivati infine nel punto di raccolta, le torce vengono gettate in un grande focolare detto “Il falò della Fratellanza”, davanti al quale i membri delle contrade si riuniscono e festeggiano, riscaldando anche il cuore dei visitatori.